Oggi, martedì 10 aprile, sono in programma le cerimonie commemorative per ricordare la tragedia del traghetto Moby Prince, in cui 27 anni fa, al largo di Livorno, 140 persone morirono per un incendio a bordo.
Questo il testo del discordo pronunciato dal sindaco Filippo Nogarin nella sala del Consiglio Comunale alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, dei familiari delle vittime e dei cittadini che si sono recati in Comune per partecipare al ricordo della tragedia:
Buon pomeriggio,
saluto le autorità civili, religiose, militari e tutti i cittadini intervenuti quest’oggi.
Ma soprattutto saluto con calore i familiari delle vittime della tragedia del Moby Prince che anche quest’anno, 9.862 giorni dopo quella tragica notte, continuano a raggiungere la nostra città partendo in alcuni casi da molto lontano, per chiedere che sia fatta luce una volta per tutte su quello che è stato ribattezzato “il più grande disastro della marineria italiana”. Ma che in realtà, come ho detto in passato, andrebbe chiamato per quello che è: una strage.
Una strage che ancora oggi resta impunita, come troppo spesso è accaduto nella storia più o meno recente di questo Paese.
Quando ci si trova a dover fare i conti con disastri di questa portata, l’impatto su un’intera comunità è impressionante.
Quella del Moby Prince è una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nell’anima più profonda della città di Livorno. E’ diventata patrimonio comune. Basti pensare ai ragazzi del liceo Enriques che tra meno di un’ora andranno in scena con uno spettacolo teatrale su cui stanno lavorando da tre anni e con cui, in un modo davvero brillante, daranno voce alle 140 vittime della strage.
Lo spettacolo si intitola “Noi abbiamo visto”. Beh. Di sicuro non tutti hanno visto quanto è accaduto al largo delle nostre coste quella dannata notte di 27 anni fa. Ma altrettanto di sicuro tutti noi che siamo qui e praticamente tutti coloro che camminano per le strade di questa città hanno sentito.
Abbiamo sentito sulla nostra pelle gli effetti di questa strage che tutt’oggi rimane impunita.
Per anni abbiamo dovuto convivere con una insopportabile omertà. Abbiamo dovuto fare i conti con depistaggi e mezze verità, sussurrate in mezzo a un frastuono di bugie.
Abbiamo dovuto digerire il fatto che questo episodio fosse venduto all’esterno come un mero incidente.
Le persone che sono in questa stanza oggi, però, non si sono mai rassegnate a questa verità ufficiale. Hanno continuato a scavare, a fare domande, a pretendere risposte.
Ma questo è un Paese che ha una tradizione tutt’altro che invidiabile: un Paese che ha un’innata capacità di tenere ermeticamente chiusi per decenni gli armadi della vergogna.
Per sconfiggere questa resistenza endemica alla verità, alla forza di ciascuno di voi, parenti delle vittime della strage del Moby Prince, si è dovuta aggiungere qualcosa in più: la volontà politica di fare chiarezza.
Dopo 60 anni di stagi impunite in questo Paese, ormai lo abbiamo capito: la verità smette di essere un miraggio se la politica decide che è il momento di fare chiarezza.
E in questo caso la politica ha un nome e un cognome.
E io voglio ringraziare il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta Silvio Lai che è qui seduto in prima fila. E’ grazie al suo lavoro e a quello dei commissari se oggi la nebbia che avvolgeva la verità sui fatti di 27 anni fa si è diradata.
Molti fatti sono stati messi in fila ma molte domande restano senza risposta. La più importante è: perché?
Perché non si cercò di fare luce sul carico che la nave trasportava quella notte?
Perché non ci si pose il problema di accertare se l’Agip Abruzzo fosse ormeggiata dove avrebbe dovuto essere?
E soprattutto la domanda più importante. Quella che non fa dormire di notte. Quella che dovrebbe togliere il sonno e la serenità a chi sa la risposta: perché non partirono i soccorsi? Perché i passeggeri e i lavoratori del Moby furono lasciati morire?
Domande che restano tutt’ora senza risposta e io lo dico con estrema franchezza: non ne possiamo più di questi silenzi. I tempi sono maturi per avere tutte le risposte, tutti i dettagli. Per conoscere i nomi di chi poteva controllare e non l’ha fatto. Di chi doveva indagare e ha preferito guardare altrove. Di chi ha pensato di poter silenziare un’intera comunità diffondendo informazioni fuorvianti se non addirittura false.
Ma perché ci stiamo ponendo queste domande? Perché stiamo chiedendo con così tanta determinazione che sia fatta luce su questa storia?
Non certo perché siamo appassionati della caccia al colpevole o, peggio ancora, della caccia al capro espiatorio.
Al contrario. Pretendiamo queste risposte perché noi vogliamo avere la garanzia di vivere in un Paese in cui lo Stato è sufficientemente forte, autorevole e determinato da arrivare a indagare persino se stesso, se necessario. Uno Stato capace di tutelare i suoi cittadini più deboli in ogni occasione, a prescindere da quanto forti siano le pressioni e gli interessi in campo.
Questo non è un 10 aprile come gli altri. Fino ad oggi il sentimento prevalente è stata la rabbia. Oggi alla rabbia, che resta, si aggiunge la speranza. La speranza che quella verità messa nero su bianco dalla Commissione parlamentare d’inchiesta possa trasformarsi in giustizia.
Il nostro compito – e non intendo solo quello delle istituzioni, ma delle associazioni e di tutti i cittadini – è quello di tenere alta l’attenzione su questa vicenda e tenere accesi i riflettori. ma soprattutto stare vicini alla procura della repubblica di Livorno e a quella di Roma che hanno avuto il coraggio di aprire due inchieste giudiziarie. Una per capire cosa sia davvero successo quella notte a pochi chilometri dalle nostre coste. E una per far luce sui ritardi nei soccorsi e le falle nelle indagini. Un’inchiesta quest’ultima che speriamo possa contribuire a dare un nome e un cognome ai responsabili dei depistaggi, delle omissioni, dei ritardi. Ai corresponsabili di questa strage insomma.
Lo abbiamo detto tante volte ma è il caso di ripeterlo ancora: oggi, a quasi 10mila giorni dai fatti, siamo più vicini che mai alla VERITA’. Quello che manca è ottenere GIUSTIZIA.
Speriamo di non dover aspettare altri 10mila giorni.
Il programma delle iniziative promosse dalla Regione Toscana, dal Comune di Livorno, dalla Provincia di Livorno e dall’Associazione Vittime del Moby Prince:
ore 11 – Fortezza Nuova: deposizione della corona presso il Monumento in ricordo delle vittime. Scopertura della targa “Il giardino della memoria”.
ore 12 – Cattedrale: funzione religiosa presieduta dal vescovo di Livorno.
ore 15 – Palazzo Civico, Sala Consiliare: saluto del Sindaco alle autorità e ai familiari delle vittime.
ore 17 – Corteo da Piazza del Municipio al Porto (percorso: viale Avvalorati, piazza della Repubblica, via Grande, Porto Mediceo).
ore 17.45 – Andana degli Anelli: deposizione del cuscino di rose del Presidente della Repubblica e corona di alloro alla lapide commemorativa, lettura dei nomi delle vittime e lancio delle rose in mare.
Ore 21.15 – Chiesa di San Ferdinando: Concerto a cura dell’Associazione Polifonica “Guido Monaco” con la Petite Messe Solennelle di Gioacchino Rossini.
Modifiche alla viabilità
Per lo svolgimento delle iniziative relative al 27° anniversario del Moby Prince è stata emessa una ordinanza di traffico che prevede per la giornata di lunedì 10 aprile quanto segue:
– dalle ore 9 e fino al termine delle cerimonie divieto di sosta con rimozione forzata su entrambi i lati della carreggiata principale di viale Avvalorati nel tratto compreso tra via Mons. Ganucci e via della Madonna, eccetto i veicoli delle autorità e delle delegazioni dei Comuni partecipanti;
– dalle ore 17, per il tempo strettamente necessario al passaggio del corteo, divieto di transito lungo il percorso piazza del Municipio, viale Avvalorati, piazza della Repubblica (nel tratto compreso tra viale Avvalorati e via Grande, via Grande (nel tratto compreso tra piazza della Repubblica e piazza Grande), piazza Grande, via Grande (nel tratto compreso tra piazza Grande e piazza Micheli), piazza Micheli (tratto che collega la piazza stessa con piazza dell’Arsenale (cosiddetto Ponte dei Francesi), piazza dell’Arsenale.
Per maggiori informazioni: Ufficio Gabinetto del Sindaco 05896/820261/542 mail: cerimoniale@comune.livorno.it www.comune.livorno.it
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