“Non è un racconto inventato – si legge in una nota a firma Massimo Braccini (segretario generale Fiom-Cgil Livorno) – è una pagina di storia vera e dolorosa. Nell’Ottocento, la Gran Bretagna rese milioni di cinesi dipendenti dall’oppio, una droga prodotta nelle sue colonie in India. E quando la Cina tentò di fermare quel commercio, Londra rispose con la guerra. Tutto nacque da una questione commerciale. L’Europa amava il tè cinese, ma la Cina non aveva bisogno dei prodotti occidentali. Per non perdere denaro, gli inglesi iniziarono a vendere oppio. Una strategia ‘economica’ che distrusse vite, famiglie e intere comunità”.
“L’oppio – prosegue la nota – divenne una piaga nazionale. Milioni di persone persero tutto: salute, dignità, speranza. E quando il funzionario Lin Zexu cercò di bloccare il traffico, la Gran Bretagna reagì con i cannoni. Così nacque la Prima Guerra dell’Oppio (1839–1842). La Cina fu sconfitta, costretta a firmare trattati umilianti e a cedere Hong Kong. La droga tornò a circolare liberamente. E con essa, la sofferenza.
Per la Cina fu l’inizio del ‘secolo delle umiliazioni’, un periodo di sfruttamento e dolore che segnò un intero popolo. Oggi, questa storia resta poco conosciuta in Occidente”.
“Eppure – conclude la nota – ci ricorda una verità semplice e terribile: quando il profitto vale più delle persone, nessuna civiltà può dirsi davvero ‘civilizzata’. Ricordare serve. Anche quando fa male”.
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_dell%27oppio















Lascia un commento