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Provvedimenti anti Covid: il punto di Sergio Nieri

27 Ottobre 2020 Territorio

Provvedimenti anti Covid: il punto di Sergio Nieri

Raccogliamo l’opinione del nostro collaboratore di Tg News Sergio Nieri sulla seconda ondata del coronavirus e sui provvedimenti di contenimento del Governo. Notevoli ovviamente le ricadute locali.

Allora Sergio, come valuti questa seconda ondata di coronavirus, e quali effetti potrà avere sulla “nostra” vita di tutti i giorni?

E’ ormai tesi consolidata che si tratti di uno scenario totalmente diverso da quello che abbiamo vissuto in primavera. Allora il “caso” si coniugava con la malattia ed il contagio. Oggi l’aspirazione della scienza è quella di spazzar via tutte le asintomaticità, mettendo di fatto sullo stesso piano il caso “attualmente positivo” con i malati destinati alla sorveglianza attiva o nei casi peggiori al ricovero ospedaliero.

Sfortunatamente nelle ultime settimane ha ripreso vigore, stando alle cronache, anche una “specie” di virus con una significativa carica virale. E questo sta determinando una nuova pressione sui reparti ospedalieri mentre là fuori il mondo continua a girare, sia pure con crescenti limitazioni normative.

Il problema di fondo è che denunciamo ancora forti carenze sul piano della prevenzione e del sistema di tracciamento. Cosicchè ci salviamo in corner con le quarantene volontarie, ma questo alla lunga può provocare la paralisi di attività pubbliche e private oltreché complicare la convivenza all’interno dei nuclei familiari.(con nonni e bambini, in particolare)

Ritieni che sia stato fatto tutto il possibile per evitare questa fase?

Credo di no. L’interminabile lockdown di marzo aprile e maggio concepito sul “modello cinese” ha probabilmente alimentato  nel mainstream e nelle forze di governo il mito del “modello nazionale”, lo stesso che Conte continua a sbandierare quando si tratta di legittimare i finanziamenti fin qui prospettati dall’Europa. Ma in realtà quelle chiusure hanno per finito per scaricare a terra tante di quelle energie compresse, specie fra giovani, ma anche nella classe media, che da giugno in poi è venuta meno ogni forma di autocontrollo. I famosi parametri sanitari (mascherina e divieto di assembramento) sono stati percepiti come una sorta di compressione delle libertà personali senza che questo sentimento venisse peraltro razionalizzato sul piano politico.

Conte infatti ha continuato a collezionare una popolarità inferiore solo a quella della Regina d’Inghilterra (e tanto gli è bastato), le opposizioni si sono indebolite, mentre buona parte della popolazione si spostava o migrava a suo piacimento diventando magari  inconsapevolmente tramite di nuovi contagi di importazione.

E qui è totalmente mancato un serio sistema di tracciamento delle persone che consentisse in una fase non seria di limitare la casistica potenziale del contagio. Oggi,anche in Toscana, vedo moltissima confusione e una totale mancanza di coordinamento tra Regioni, Aziende Sanitarie e Comuni.

Cosa ne pensi dell’ultima rotazione di Dpcm ?

Tutto il male possibile sul piano del metodo. Il Dpcm è un atto amministrativo concepito per integrare o correggere un vero e proprio provvedimento di legge. In realtà è diventato lo strumento riveduto e corretto da Conte e dalle sue teste d’uovo per indirizzare i comportamenti minuti delle persone di fronte al rischio della pandemia. Il controllo psicologico fino allo sfinimento della resistenza umana lo fanno poi quelle testate che si divertono a titolare quello che si può fare e quello che è vietato sulla base di comode interpretazioni. Linee guida alterate dal dibattito mediatico (anche televisivo) che poi le autonomie locali (Regioni e talvolta Comuni) fanno proprie a seconda dell’orientamento politico.

Si guardi a quello che sta accadendo intorno ad una nuova ipotesi di lockdown. Quelli che lo attuarono anche ferocemente oggi non lo vogliono, quelli che non lo vollero oggi magari lo invocano sia pure in forme modulate. Quanto al merito delle misure, nulla di nuovo sotto il sole.

I protagonisti e le vittime mi pare siano gli stessi della prima puntata. E gli annunciati  ristori non basteranno a rimettere in pista categorie che legano la propria sopravvivenza al consumo locale e nazionale. di beni e servizi. Se blocchi l’offerta con i Dpcm, anche la domanda di consumo prima o poi scompare o si disperde altrove. Ma la gente, non solo gli estremisti, questa volta si sta incazzando e questa gente fortunatamente non partecipa ai talk show di La7 e Stasera Italia.

In ogni caso hai sempre sostenuto che non si potesse richiudere tutto. Perche?

Perché un conto è sanificare il Paese con tecniche da Protezione Civile, e un’altro conto è gestire l’emergenza sanitaria con un occhio di riguardo alla sopravvivenza dell’economia reale.

Senza quest’ultima il Paese muore, anche perché lo Stato non può sostenere ad oltranza le categorie che loro malgrado non producono posticipando ad oltranza il relativo gettito contributivo e fiscale.

Ritengo che le recenti manovre da 200 miliardi complessivi non siano più ripetibili ed i provvedimenti di aiuto saranno sempre più selettivi.

Bisognerà vedere se arriveremo vivi a quella fase, quando si  tratterà, tra l’altro, di onorare gli impegni nei confronti dei pensionati e dei cassintegrati ad oltranza, mantenendo nello stesso tempo un occhio di riguardo alla liquidità degli imprenditori. Dopo avere certificato quel debito cui ci aggrapperemo una volta di più per restituire in tempo utile il “generoso” credito europeo del Ricovery Fund. Una sfida da brividi, cui si corrisponde non con le balle da talk show o da social, ma con una classe dirigente all’altezza.

 

 

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